Dopo il grande tweetstorming di domenica
e soprattutto dopo aver saputo che Chico è venuto a conoscenza, tramite i suoi zii di questa iniziativa, spero solo che possa passare giorni un pò più sereni pensando alle tante persone che gli sono
vicine..
Questo però non è nemmeno
l'inizio e Chico avrà bisogno ora e sempre di più, del grande sostegno di tutti
coloro che credono nella sua innocenza, per questo abbiamo usato l'hashtag
#arrendersimai perché, prendendo spunto dalla sua grande forza, ognuno di noi
possa sempre perseverare nella ricerca della verità e della giustizia e nel
sostegno a questo nostro connazionale che per quasi 13 anni è riuscito a
resistere ad un carcere duro e spietato, alla lontananza dalla propria
famiglia e dai propri figli e all'atroce sofferenza di vedersi negata la
possibilità di poter dimostrare in un nuovo processo la propria innocenza. Tutto
questo Chico Forti ha dovuto passare e subìre senza #arrendersimai.
Vi lascio così la sua intervista
integrale di circa 8 anni fa dal carcere di Everglades.. se volete, potete
leggerne la parte più significativa che ho trascritto io qua sotto, altrimenti
potete ascoltarla interamente aprendo il video di You tube e soffermandovi sulle
sue parole da 1.14.18 circa.. Sta lì il vero significato dell'hashtag che
abbiamo usato per il tweetstorming.. #arrendersimai
Chi ti dà la forza di
alzarti ogni mattina?
La forza di alzarmi ogni mattina: la gente che mi è vicino:
il comitato, i miei amici di Trento che sono stati incredibili nello starmi
vicino, il Consolato, mia moglie, mia madre; tutte le persone che mi hanno
dimostrato che credono nella mia innocenza. Il fatto che meglio di chiunque
altro so che sono innocente, il fatto che in fondo in fondo credo che ci sia un
fine all'ingiustizia.
Il console che mi è stato vicino moltissimo sa che potrei
chiedere la grazia in qualsiasi momento e probabilmente con la mia situazione
potrei chiedere un espatrio e ritornare in Italia e non lo farò mai! Questa è
un'ammissione di colpa, anche parziale che non potrò mai fare. Preferisco
lottare un'altro anno, (ho aspettato quasi cinque anni) aspettare un anno in
più e poter dimostrare la propria innocenza.. credo valga la pena.
Ho ancora le stelle negli occhi, spero di non perdere il mio
positivismo. Ancora racconto le barzellette in prigione, cerco di far sorridere
la gente. Credo che una persona senza il sorriso non possa vivere.
Certo, sono più stanco di quando sono entrato in questa
prigione, ogni giorno è più difficile, però mi rendo conto che tutto sommato mi
sveglio la mattina e c'è gente che sta peggio di me. C'è gente che muore di
malattia e io sono in perfetta forma fisica; tutta la prigione mi rispetta,
forse per il fatto che gli italiani in America sono tutti considerati mafiosi,
forse hanno paura; il fatto che tutto sommato credo di essere ancora più
fortunato di gente che è in situazioni peggiori della mia.
Come riesci a stare
qua dentro e a sopportare di non veder crescere i tuoi figli?
E' uno dei punti più difficili.. sono riuscito a
sopravvivere non solamente al fatto che mi sveglio alle 7 di mattina, vado a
lavorare mille lavori differenti, leggo, mi distruggo fisicamente con esercizio
fisico, lavoro in modo da stancarmi e arrivare alla fine della giornata, poter
andare a dormire e cercare di non avere tempi morti per poter pensare ai miei
bambini.
Una delle cose che mi aiuta e non mi vergogno a parlarne, è
il diniego. Spessissimo cerco di evitare di pensare ai miei figli per quanto li
ami e per quanto gli voglia bene perché il dolore è atroce.
Nonostante tutto quello che ti è successo tu e la tua
famiglia siete ancora uniti o avete subito una crisi?
La crisi è naturale, in 5 anni ho visto i miei figli una
volta, non abbiamo più le risorse economiche per poterci vedere così spesso ma
io credo che sia più importante adesso per i miei figli avere una vita
tranquilla, non avere il problema di pensare che il loro papà è in una
situazione terribile e disastrosa. Sai quante volte ho scritto ai miei bambini
poi ho preso la lettera e l'ho messa da parte..
Tu hai detto che qua
in carcere hai scoperto il pianto..
Prima di questa storia mi sarei vergognato a morte di
piangere. Ho scoperto il pianto in prigione, non me ne vergogno, credo che sia
una valvola di sfogo. Certo non è una cosa che puoi fare di fronte agli altri
prigionieri perché qui c'è la legge della sopravvivenza; una persona debole,
una persona che piange, una persona che non può muoversi o fisicamente non è
forte diventa automaticamente una preda. E' difficile spiegare la vita in una
prigione, sopravvive solamente il più forte. Le uniche volte che piango è
quando come tu adesso spingi tasti che sono molto sensibili per me, o come la
notte quando magari non riesco a mettere la mia mente a riposo e ripenso ai
miei bambini ma altrimenti nella mia vita normale non posso lasciare che questi
sentimenti vengano visti da altri.
Ho troppa rabbia dentro, c'è un motto di Confucio che dice:
"se spendi la tua vita alla ricerca del "revenge", di avere una
rivalsa, è meglio che scavi due fosse: una per te e una per la persona su cui
volevi prenderti la tua rivincita" io non sono mai stato una persona
violenta, tutti quelli che mi conoscono lo sanno perfettamente. Da quando sono
stato arrestato, nei momenti in cui non posso controllare la mia mente, ho sogni
che sono violentissimi verso queste persone a cui non ho fatto nulla.
Questo Prosecutor non sa chi sono, non ha mai avuto nessun
tipo di rapporto con me, non sa qual è il tipo di rapporto mio con la mia
famiglia e mi ha tolto la vita o sta cercando di togliermi la vita, perché non
sarà così semplice togliermela completamente, per interessi che sono interessi
puramente economici. Che sia una persona corrotta o che lo abbia fatto per
prevalere nella sua carriera, comunque sono interessi economici. Questa è la
mentalità americana: il sistema americano è un sistema che non allaccia neanche
le scarpe all'Italia. Il sistema giudiziario americano è basato solamente sul
"punishment", sulla punizione, non credono nella riabilitazione e
questo è un sistema che non funziona, perché io vivo tutti i giorni con 1700
altri prigionieri con una media di 20 anni, 30 anni di condanne; persone che
hanno 15, 20 sentenze all'ergastolo, persone che sono state per 5, 10 anni
nella sezione della sedia elettrica e so che la maggior parte di queste persone
ha subito così tanta umiliazione, così tanta oppressione qui che nel momento in
cui escono non saranno cittadini perfetti per la società ma saranno criminali
perfetti, sapranno fare quello che hanno fatto prima molto meglio.